Tre anni e mezzo di passione rossonera. Insieme a Paulinho, Paolino Bozza (l’eroe del San Paolo che stendeva il Napoli in Coppa Italia) e a tanti altri, è stato forse uno dei giocatori più rappresentativi, e più amati, che abbia mai vestito la maglia del Sorrento, di cui è stato anche capitano. Ora quest’avventura è finita, come è nell’ordine naturale delle cose. Ma l’amore che lega Generoso Rossi alla Costiera è di quei sentimenti che restano scolpiti nel marmo. “Sarò sempre legato a questa città e alla sua gente – premette il numero uno partenopeo -. E’ come quando prendi una cotta per una bellissima donna. Io l’ho presa per Sorrento e per i sorrentini. Questa piazza merita ben altre categorie ma innanzitutto per il rispetto e l’educazione che sono tipici di questa comunità. Meglio 200-300 persone che sono una famiglia che altri ambienti dove la civiltà difetta”.
Tutti si aspettavano una riconferma che non è arrivata. “Io feci presente che, se il problema era il mio peso, avrei fatto il ritiro senza percepire stipendi. Almeno fino a quando non fossi dimagrito di alcuni chili. Ho dimostrato tante volte che il fattore economico per me conta poco o nulla. Contano l’impegno e la professionalità, e queste cose non le ho mai fatte mancare. Eppure l’anno scorso sono stato impiegato dieci giorni dopo il mio arrivo, e non mi allenavo da quattro mesi. Mi dissero che ero importante e arrivai da svincolato. Ora è cambiato tutto”.
Cosa? “Qualche finto amico ha informato l’ex ds di quest’anno che non sarei stato di esempio per i giovani. Gli hanno riferito molto male. Io per i miei compagni di squadra, per non parlare di quelli più giovani, mi levo il pane da bocca. Basta chiedere referenze. E poi le mie prestazioni dello scorso anno parlano da sole. Io al Sorrento avrei affidato la mia vita. Fatto sta che, se il calciatore Rossi può essere giudicato come chiunque, altrettanto non si può fare per la mia vita privata. In quella non consento a nessuno di entrarci. E non ammetto che si dicano falsità sul mio conto”.
Attimo di silenzio. Passa qualche secondo e, mentre siamo al telefono, lo sentiamo parlare con qualcuno. Poi riprende. Tutto a posto? “Ecco, mi hanno detto che c’è un nostro ragazzino che non vuole più andare a scuola. Ho fatto sapere che non lo farò allenare se non cambierà idea. Allo Sport Village, almeno fin quando ci sarò io, si farà così. Vedrai che cambierà opinione. A proposito di esempio per i giovani…”.
Lo Sport Village di Qualiano. Raccontaci un po’. “Sto collaborando con questa società il cui proprietario è un mio amico di infanzia, Annino Picascia. Faccio lavoro sul campo, allenando i ragazzini, ma mi occupo anche di organizzazione. Mi diverto tantissimo, abbiamo 300 iscritti ed un boom impressionante di portieri. Siamo pur sempre nella “terra dei fuochi” e Annino voleva un po’ di professionalità per il suo progetto. E’ bello veder crescere da vicino i più giovani. Per me che sono di Qualiano, e direi l’unico calciatore di questo centro ad aver militato per tanti anni tra i professionisti, è una grossa soddisfazione”.
Ma la voglia di tornare a giocare è tanta… “Certo. E ho avuto anche qualche contatto con 4 club di Prima Divisione, tutti del Nord e del Centro-Nord. Però ho deciso di non spostarmi più di tanto. A 34 anni non voglio iniziare un’altra vita”.
Ed eventualmente ripartiresti anche dalla D? “Di fronte ad un progetto valido ed ambizioso, e con una società sana, sì. Anche se in D si privilegiano gli under in porta. Io penso di dare ancora tanto. E vedo che il livello dei portieri si è un po’ abbassato, anche tra i più giovani. Sarebbe bello partecipare ad un progetto simile a quello del Savoia”.
Il tuo vecchio Savoia. “Una piazza tra le più belle del Sud. Un calore e un affetto per la squadra unici. La tifoseria poi mi vuole ancora bene e me ne sono accorto quando sono stato invitato alla presentazione della squadra quest’estate. La società è tra l’altro seria e ambiziosa, all’altezza della fame di questa città”.
E una squadra che pare possa stracciare il campionato. “Guai a cullarsi sugli allori. Il Savoia è un collettivo fortissimo ma di strada ce n’è da fare. Bisognerà essere concentrati fino alla fine”.
Quali sono state per te le cause della retrocessione del Sorrento? “Sono stati fatti tanti errori. Abbiamo pagato una cattiva organizzazione ma la colpa è stata principalmente la nostra che siamo scesi in campo. Per raggiungere certi obiettivi deve funzionare tutto alla perfezione, si deve essere una macchina ben oliata dal più rappresentativo dei giocatori al magazziniere. Le colpe sono di tutti e non solo di chi ha costruito questa squadra. E poi alcuni non erano legati a questi colori. Ecco, quando prima parlavamo di piazze più pressanti, magari a Sorrento con certe persone immeritevoli avrebbe funzionato”.
E ora come li vedi i rossoneri? “Finora non ho visto il Sorrento dal vivo. Ho letto solo qualche commento e visto le immagini. Ma mi pare che la squadra giochi bene e faccia un calcio spettacolare. E poi ci sono dei giocatori che fanno la differenza come Catania, Maiorino o Danucci. In questa categoria devi presentarti con la mentalità giusta, se no fai fatica. Ed evidentemente i più esperti lo hanno fatto. Questo è il segreto. Io sono contentissimo per come sta andando il Sorrento. E oggi ho un motivo in più per gridare ‘Forza Sorrento!’. Io di questa squadra resterò per sempre un tifoso incallito”.
fonte: tuttomercatoweb