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14 Febbraio 2025
Foggia Calcio

Narciso il vincente

Narciso

La maturità come punto di partenza di una nuova carriera. Nella testa l’esperienza di chi dalla vita ha appreso tanto (anche a sue spese) e nel cuore la fame di un ragazzino al suo primo allenamento. Antonio Narciso, a 33 anni suonati, è tornato a riappropriarsi di quello che è il suo mondo: il calcio. Riparte da Foggia e dalla seconda divisione, all’indomani della squalifica di 15 mesi (patteggiamento) inflittagli dalla giustizia sportiva per le vicende del calcio scommesse. Acqua passata. Il Foggia ha creduto in lui e lui ha creduto in sé stesso. Oggi, a 4 giornate dal suo rientro all’attività agonistica, Narciso è già il trascinatore del gruppo rossonero. Il suo ritorno in campo è combaciato con una striscia di risultati positivi.

Otto punti un 4 giornate. Quanto c’è di Narciso in questo trend positivo?
«C’è la mia esperienza e ci sono le mie parate. Ma non è certo solo merito mio se le cose vanno bene adesso. Abbiamo patito i ritardi del ripescaggio. I nuovi acquisti andavano semplicemente aspettati. La vecchia guardia, invece, aveva solo bisogno di sbloccarsi».

Dalla tribuna, tanto la domenica quanto in settimana negli allenamenti, è facile sentire la sua voce nell’intento di guidare i compagni di reparto.
«Parlare è una delle mie prerogative, non sono il tipo di portiere che sta fermo a guardare la partita. Voglio dare il mio contributo sempre, in fondo è anche un modo per rimanere sempre concentrati. Può capitare un tiro al 90′ dal quale può dipendere l’esito della gara e devo farmi trovare pronto».

È dura ripartire dalla seconda divisione dopo una carriera trascorsa in Serie B?
«A Foggia sto bene, come quando ero a Modena in B. Ho la stima della società, del tecnico, dei compagni e della gente. Confesso che non vedevo l’ora di giocare il derby con il Martina perché per la prima volta avrei avuto i tifosi del Foggia a mio favore. Posso assicurarvi che giocarci contro non è affatto semplice».

Serenità e felicità sono l’istantanea della sua nuova carriera. Chissà, però, quanti pensieri saranno passati per la sua testa il giorno dell’esordio contro il Melfi.
«Tanti. Forse troppi. Ho pensato molto più di quello che dovrebbe fare un portiere prima di una gara. Ero stranito e per qualche minuto sono rimasto lì a riflettere. Sapevo in fondo al cuore che sarei tornato a giocare, anche se non potevo averne certezza».

E’ cambiato il modo in cui approccia al calcio?
«Si. So bene di avere alle spalle una squalifica e tutto ciò che ne consegue. Mentalmente sono consapevole di aver fatto un balzo all’indietro dalla B alla seconda divisione ma proprio per questo ho una voglia matta di riconquistare quello che ho perso».

Cosa le rimane di quell’esperienza negativa?
«L’amicizia. In quei 15 mesi ho avuto modo di conoscere due persone straordinarie. Il primo è Raffaele Nuzzo, ex portiere dell’Inter. Mi ha permesso di allenare i ragazzi della sua scuola calcio a Reggio Emilia. In quel momento ho capito cos’è il vero calcio. È quello dei bambini, sano, gioioso, carico di voglia di imparare. Poi c’è Michele, un amico di Vieste. L’ho conosciuto di recente ma è nata un’amicizia straordinaria».

Poi c’è la famiglia.
«La vicinanza di mia moglie Valentina è stata decisiva, così come la nascita della nostra piccola Rebecca. Oggi ha nove mesi… è la mia forza».

Il nuovo Narciso ha però qualcosa di vecchio: la voglia di vincere. Cosa serve per puntare alla promozione?
«Serve usare la testa, serve fame, volontà, cattiveria e fortuna. Il Foggia è una squadra che gioca al calcio e dispone di un gruppo forte. Se giochiamo con la giusta mentalità possiamo regalare soddisfazioni ai tifosi. Sento che siamo sulla strada giusta».

 

Fonte: Domenico Carella – Corriere del Mezzogiorno

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