L’età avanza inesorabile, ma Benedetto Mangiapane è come quei vini pregiati: più invecchiano e più sono buoni. E assumono valore. Non solo affettivo. Alla soglia dei 36 anni (li compirà il 22 marzo prossimo), il centrocampista della Vigor Lamezia si appresta a vivere la sua quarta stagione di seguito con il club calabrese.
Nell’esordio contro il Sorrento, domenica pomeriggio allo stadio “Italia” lo abbiamo visto con un fisico da giovanotto alle prime armi: tirato a lucido e pronto a dare il suo contributo per entrare nella storia della Vigor Lamezia ed essere uno dei protagonisti della prima storica Lega Pro unica della società biancoverde.
Mangiapane, nella seconda parte della scorsa stagione, non ha potuto dare il suo contributo alla causa, per via di un infortunio che l’ha costretto a saltare parecchie domeniche e la sua assenza, almeno sotto l’aspetto dell’esperienza, si è sentita. Quando l’età avanza, il logorìo degli impegni si sente sulle gambe e anche i contrattempi aumentano in maniera esponenziale. Ma la figura carismatica di Mangiapane serve sempre nello spogliatoio vigorino. Nella stagione dove saranno la metà delle squadre a retrocedere, giocatori di esperienza sono il pane quotidiano di uno spogliatoio giovane che ha bisogno di una guida che sappia compattare il gruppo nei momenti di bonaccia, quando anche il vento sembra non assisterti.
Un po’ come successo domenica a Sorrento. Dinanzi alla compagine rossonera si poteva correre il rischio di incorrere in timori reverenziali e l’1-0 poteva essere un segnale del genere. Fortuna che i ragazzi di mister Massimo Costantino non si sono disuniti, giocando compatti e scavalcando con i lanci lunghi dell’esperto numero “10” i difensori di casa, colti spesso in contropiede da queste traiettorie telecomandate.
Mangiapane ha corso, sofferto e alla fine, guardando l’altra faccia della medaglia: ha raccolto i frutti del sacrificio dei primi novanta minuti della stagione numero diciotto nel mondo del calcio per lui.
Le sue giocate per i compagni dovevano trovare il coronamento in qualcosa a lui familiare: un calcio di punizione.
Da un errore del pacchetto arretrato sorrentino, c’è una punizione dal limite per la Vigor Lamezia. Mancano poco più di cinque minuti alla fine e i lametini vincono 2-1, ma il Sorrento preme. La mattonella è quella giusta. Circa 25 metri dalla porta. Mangiapane ha un modo molto particolare di calciare la sfera. Un po’ come i giocatori di basket che si presentano alla lunetta per i tiri liberi. Li vedi con lo sguardo sospeso che sembrano entrare in simbiosi con il canestro. Tutta una questione di concentrazione. Eludere il contesto in cui ci si trova per sentire la retina gonfiarsi con la palla a spicchi che entra a coronare il gesto preparativo. Quasi una preghiera.
Un po’ come Mangiapane, come gli è capitato spesso nella sua lunga carriera: osserva la sfera e sembra parlarle. Mezzo sguardo verso il portiere, ma gli occhi si poggiano su di lei: la palla. Sembra dirle dove vuol piazzarla e le chiede la collaborazione. Se quest’ultima prende il giro giusto, per il portiere non c’è scampo.
E così è avvenuto anche a Sorrento: fil di palo o incrocio – se vogliamo essere più precisi -. Sono quei colpi che non ti stancheresti mai di vedere. Avanti e indietro con le immagini, cogliendo ogni volta una sfumatura diversa che la volta prima ti era sfuggita. Quel calcio piazzato è il coronamento di una domenica da protagonisti: 35 anni suonati e sentirsi ancora dei ragazzini, mettendo in ghiaccio l’incontro e portando a casa i primi tre punti della stagione dove alla fine o si è dentro o si è fuori.
fonte: tuttolegapro