Eziolino Capuano, dopo l’esonero di pochi giorni fa dalla Casertana, commenta a freddo per Tuttomercatoweb.com l’addio improvviso, ed inatteso, dal club campano. “Esonero è una parola grossa. Sono dispiaciuto per un motivo semplice: perché devo stare un anno fermo. Solo in Italia un tecnico non può cambiare squadra e questo mi rammarica”.
Cosa non è andato?
“L’errore l’ho fatto non andando via quando ci sono state le prime avvisaglie in ritiro. Il presidente ha il suo carattere, io il mio che si è consolidato in 23 anni”.
Tornasse indietro, magari…
“E’ una piazza tra le più belle in Italia, non rinnego niente, avrei fatto qualcosa di importante. 90 minuti, però, non possono far sì che un tecnico sia uno sciocco o un fenomeno. Sei giorni prima ero osannato da tutto lo stadio: cinquemila persone che urlavano il mio nome, poi la società ha fatto delle scelte ma non sono diventato un brocco…”.
Non lo accetta, par di capire.
“E’ un esonero sui generis: va rispettato l’allenatore, l’uomo, che non può andare in discussione dopo dieci giorni. O ci credi, o non ci credi. Se prendi un tecnico, non lo metti in discussione dopo una gara in ritiro, dopo un’amichevole: lì non c’erano i presupposti per continuare, ma il fascino della piazza e della squadra hanno fatto sì che andassi avanti. Sapevo, però, che era una bomba ad orologeria che poi è scoppiata”.
Cosa non è piaciuto alla società, dunque?
“Mi è stato detto che c’erano insofferenze da parte di alcuni calciatori. Io credo di essere onesto e meritocratico: se uno arrivava tardi all’allenamento, non ho fatto allenare il giocatore più rappresentativo come un bambino del ’95. Le faccio un esempio”.
Prego.
“Nel ’96 allenavo la Cavese, c’era Linetti. La sera mi chiama e mi dice ‘posso andare a prendere mio figlio al cinema?’ alle dieci la sera. Ora tornare alle due la notte sembrerà normale, ma io non sono un pupazzo come tanti altri colleghi che per farsi chiamare mister, acconsentono a tutto quel che chiedono i giocatori. Io continuerò sempre ad essere me stesso ed il rammarico è la gara di Gavorrano: mi sono vergognato di essere allenatore di calcio, ho visto cose vergognose e se fossi stato il presidente anche io avrei cacciato l’allenatore ma, magari, sarei andato nel profondo. E’ una prestazione abominevole ma una squadra di Capuano non gioca così…”.
E perché così è stato?
“Non lo so: accetto tutto, ma andar via così mi ha fatto del male, perché amo questo mestiere e stare fermo mi fa male. A Caserta avevo adrenalina ed entusiasmo, volevo ripagare questo splendido popolo che non smetterò mai di ringraziare. Però è una squadra tutta nuova, con Mancino fuori, con tanti innesti last minute e col tempo avrei sicuramente ed illimitatamente portato la squadra in una posizione di classifica consona al suo valore ed ai sacrifici della società che, altrettanto, ringrazio e non certo attacco”.
fonte: tuttomercatoweb