Tanti i temi di discussione che stanno investendo la Lega Pro in questi giorni: dalla riforma dei campionati (non ci saranno retrocessioni in Prima Divisione ndr) all’introduzione della famigerata regola dell’età-media, passando per le norme riguardanti gli extracomunitari e la distribuzione dei contributi. Il direttore generale della Lega Pro Francesco Ghirelli ha fatto il punto della situazione in esclusiva a TuttoLegaPro.com.
Direttore, per la Lega Pro incombe la minaccia sciopero: i giocatori sono sul piede di guerra a causa della regola sull’età-media. Sui social network è montato il dissenso di molti calciatori: cosa risponde?
“Bisogna sempre vedere e valutare il problema concreto prima di dare un giudizio. In Lega Pro abbiamo attuato una riforma, che ci porterà da novanta a sessanta squadre professionistiche a partire dal 2014. Una scelta dolorosa ma inevitabile, in quanto il sistema non reggeva più le tante formazioni che sinora avevano composto la terza serie. La crisi economica che ha investito il nostro paese è un dato di fatto tragico e incontrovertibile: tutto ciò ha avuto l’immediata conseguenza di far si che gli imprenditori non potessero più sostentare economicamente le nostre squadre. Con la riduzione a sessanta formazioni in organico si perderanno circa novecento posti di lavoro: qualcuno potrebbe interrogarsi sul perchè l’AIC non abbia fatto sciopero allora, ma è evidente come all’epoca si comprese come questo processo di riforma fosse necessario. Piuttosto mi soffermerei sui toni della polemica: post Macalli è una terminologia di pessimo gusto e stile. In passato non ci si è accorti dei problemi e delle difficoltà affliggenti il nostro calcio. Se allora ci fosse stata coesione, oggi non ci troveremmo in questa situazione. Invece, nonostante le avvisaglie di crisi fossero già lampanti, si pensava di poter continuare a ballare sul Titanic…”.
Passiamo al capitolo contributi: gli accordi stipulati con l’AIC sono davvero venuti meno o sta filtrando della disinformazione?
“Niente affatto. Nella scorsa stagione la ripartizione dei contributi federali ammontò a circa 16 mln di euro, dei quali il 75% fu distribuito alle società in base al minutaggio e il restante 25% per i vivai. L’anno prossimo tali somme, che non sappiamo ancora a quanto ammonteranno, andranno tutte per i vivai. Essendo finanziamenti pubblici l’AIC ha giustamente voce in capitolo su questi aspetti. Mentre la querelle di questi giorni si svolge su fondi privati, che appartengono ai presidenti dei club. Mi riferisco alle cifre provenienti dalla commercializzazione dei diritti televisivi derivanti dalla Legge Melandri (23,3 mln di euro). Il 40% sarà diviso in parti uguali, il 5% assegnato in base al piazzamento in classifica, il 5% in relazione al numero di spettatori e il restante 50% sarà distribuito secondo quanto decideranno i presidenti in assemblea a maggioranza qualificata. Questo 50% viene ripartito una parte per la classifica, al fine di rendere più competitivo il torneo di Prima Divisione e una parte per l’età media”.
Ecco l’età media: si dice che le squadre siano costrette a fare la formazione con la calcolatrice per adempiervi…
“Vorrei precisare che l’età media negli ultimi trenta minuti non vale, pertanto non serve la calcolatrice. Siamo nell’epoca degli iPad e degli iPhone e perciò non credo ci si spaventi, eventualmente, dinanzi ad uno strumento piccolo come la calcolatrice. Inoltre per un terzo della partita non vale l’età media, che comunque non è una norma obbligatoria e discriminante. Calcoliamo che i presidenti potrebbero dividere a pioggia questi contributi ed invece i club hanno deciso di suddividere questi introiti, seguendo la mission della Lega Pro legata alla valorizzazione dei giovani”.
Il campionato parte l’1 settembre ed incompe una minaccia di uno sciopero, ventilata dall’AIC. Preoccupati?
“Noi non abbiamo paura di nulla. Ci sono delle regole che prevedono la presenza in campo: chi non lo farà, perderà la partita in quanto non avrà rispettato il regolamento. Tutto qua. Adesso le pongo io un interrogativo…”.
Prego…
“Cosa si produrrebbe non andando in campo? I club sinora hanno pagato l’iscrizione e le fidejussioni, quest’ultime fondamentali in quanto garantiscono ai calciatori di poter essere pagati nel caso in cui la società avesse problematiche e non adempisse agli impegni presi. Inoltre le prime giornate di campionato sono fondamentali per le società: permettono di incamerare i primi introiti, fondamentali per coprire le spese del primo trimestre stagionale e degli emolumenti dei propri tesserati. Chi non sarà in regola subirà le penalizzazioni in classifica da parte della Covisoc. Quindi, al di là del regolamento, sarebbe davvero penalizzante e negativo per tutti: dalle società ai tifosi”.
La mission di valorizzare e lanciare i giovani è importante e lodevole, ma negli ultimi anni ben pochi giocatori sono riusciti ad emergere e ad arrivare in Serie A.
“Il problema che abbiamo davanti è semplice: la Serie A è un campionato d’elite. La Lega Pro, invece, può e deve diventare il serbatoio del futuro per la Nazionale. Bisogna lavorarci e seminare per diverse stagioni: non si può pensare che salgano subito in A. Serve programmazione e un lavoro dettagliato: anno dopo anno le cose stanno migliorando e miglioreranno sempre di più e inevitabilmente crescerà anche il numero dei ragazzi in grado di salire di categoria”.
Se dall’AIC vi chiedessero un compromesso, ovvero mantere l’età media ma alzandola a ventisette anni: quale sarebbe la sua risposta?
“Non è più tempo di compromessi, seguitiamo a rinviare l’età media e le riforme. Ciò è già accaduto in passato e i risultati non hanno portato a nulla. Dobbiamo volgere lo sguardo all’Europa: Il Barcellona e il Bayern Monaco con ragazzi diciottenni vincono tutto, da noi i venticinquenni-ventiseienni sono considerati ancora giovani…”.
Su internet hanno destato parecchio scalpore alcune sue affermazioni, nelle quali invitava ad “andare a lavorare” quei giocatori che a venticinque-ventisei anni si trovavano ancora in Lega Pro. Molti giocatori si sono sentiti offesi…
“Credo sia incomprensibile la polemica scaturita. Il mio voleva essere un monito e un consiglio al tempo stesso. Non bisogna illudersi: ci sono le eccezioni come Toni e Grosso che sono arrivati in tarda età in Serie A, conquistando addirittura la Nazionale. Purtroppo però sono i classici uno su mille che ce l’hanno fatta, per dirla alla Gianni Morandi. Credo sia giusto da parte dei giocatori coltivare e tentare il sogno di arrivare in alto. Al tempo stesso, però, è bene che studino e si creino un futuro parallelo, perchè altrimenti c’è il rischio di arrivare a trent’anni senza né arte né parte. Nel caso in cui restassero senza squadra, avrebbero così modo di crearsi un futuro lavorativo senza rischiare la disoccupazione”.
In merito a chi chiede l’apertura delle frontiere della Lega Pro anche agli extracomunitari cosa risponde?
“La nostra scelta è quella di diventare il vivaio della Nazionale italiano. Non è un atto di discriminazione nei confronti degli stranieri, ma solo il desiderio di valorizzare il nostro prodotto e la nostra nazionale”.
Si parla tanto di un un faccia a faccia Lega Pro-Aic: c’è in programma qualcosa del genere?
“Al momento attuale ci sarà un’assemblea dei presidenti l’indomani del Consiglio Federale. Nelle settimane scorse ci sono state due assemblee preparatorie e non è stato possibile completare l’assemblea in quanto non era ancora ufficiale l’organico dei sessantanove club. Dunque prima dell’ufficializzazione dei ripescaggi l’assemblea non poteva essere considerata valida. Incontro con Aic? Al momento non c’è nulla in programma e non è stato fissato alcun incontro”.
Dunque al momento è una singolar tenzone solo mediatica quella dell’Aic contro la Lega Pro?
“Se proseguono i toni aspri attuali, la situazione diventerà spinosa. Come si suol dire: chi semina vento, può raccogliere tempesta. Il meccanismo di personalizzazione di questa vicenda è assolutamente di cattivo gusto. La ricerca del nemico comune rappresenta la scelta di chi non ha idee”.
La Lega Pro disse no in maniera perentoria alla Squadre B: eppure alcuni club di Serie A stanno imbottendo formazioni di Prima e Seconda Divisione con i propri giocatori. Stanno nascendo delle vere e proprie squadre satelliti (Salernitana-Lazio, Parma-Gubbio ecc): che ne pensa la Lega di questo fenomeno?
“I club di Serie A possono acquistare formazioni dalla Serie D in su. Tutto ciò è differente dall’inserimento di formazioni B nelle categorie inferiori. La Lega Pro ha radici e identità ben sviluppate e di grande tradizione. Non dimentichiamoci che la storia dell’Italia è quella dei comuni e del campanilismo. Il nostro paese è ben diverso dalla Spagna. Per questo non vogliamo Lazio B o Milan B nei nostri campionati. Se squadre della massima serie pensano di dare manforte alle società di Prima o Seconda Divisione, il discorso cambia. Questo aspetto ha valenze anche di mercato: facciamo l’esempio della Salernitana, ma può valere per qualunque squadra. Se un giorno i granata dovessero ottenere la promozione in Serie A, l’attuale proprietà sarebbe costretta a vendere il club. Un conto è vendere la Salernitana, un altro la Lazio B che non ha tifosi, non rappresentà nessuna città e non ha alcuna storia e blasone. Tutte caratteristiche che, altresì, sono insite in una piazza come Salerno e in tutti i nostri club. Anche dal punto di vista del mercato sarebbe un’operazione completamente sbagliata”.
fonte: tuttolegapro