La Lega Pro, in pochi anni, sta per passare da 90 a 60 squadre. Una riforma epocale che coinvolgerà anche i giocatori, sempre più giovani tra mille polemiche. Senza dimenticare gli stadi senza barriere e i team con una storia importante alle spalle ritornati tra i professionisti.
Torneranno molti derby grazie alla nuova divisione dei gironi. Non temete problemi per l’ordine pubblico?
“Il calcio deve cambiare. Siamo per gli stadi senza barriere, per i tifosi all’interno dei consigli d’amministrazione con quote societarie. Credo che le forze dell’ordine avranno la capacità per fermare i violenti e credo soprattutto nella maturità delle tifoserie”.
Attraverso i ripescaggi molte società dal passato importante sono ritornate nel calcio professionistico. Che ne pensa?
“Tante realtà come queste in Lega Pro rappresentano un segnale positivo per due motivi. Il primo è che ben sette squadre di ottimo livello vengono ripescate, nonostante i grossi problemi economici in Italia. Il secondo è che queste squadre hanno fatto di tutto per esserci, sebbene nella prossima Seconda Divisione metà delle squadre retrocederanno”.
Sull’età media si è letto di tutto. Come mai questa proposta?
“Rispettiamo tutte le idee e i suggerimenti che ci vengono prospettati. Dobbiamo pensare, però, che l’Italia in tutte le sue attività, compreso il calcio, respinge i giovani. Io non so se dev’essere l’età media il modo giusto ma dobbiamo aprirci ai giovani. Siamo un paese vecchio, superato, siamo dietro tutti. Noi dobbiamo riaprire un percorso virtuoso per ritornare ad avere un ruolo centrale nel calcio mondiale. All’estero calciatori giovanissimi, di 17-18 anni, giocano nelle squadre più forti del mondo. Mentre da noi un giocatore è considerato ancora giovane nonostante abbia sei anni in più. Dobbiamo usare il linguaggio della verità verso i calciatori. Se a 24 anni giochi ancora con noi vuol dire che non hai, tranne in rarissimi casi, alcuna prospettiva di salire di categoria. Questo comporta il rischio di aumentare il numero degli sbandati”.
E i giocatori che non riescono a sfondare cosa dovranno fare?
“Vogliamo far capire che se non potrai più arrivare ai massimi livelli esiste il campionato dilettantistico, anche lì il calcio è bello. I giovani d’oggi devono capire che devono studiare e lavorare. Così il nostro calcio sarà tecnicamente forte, compatibile con l’attuale situazione economica e non rovinerà tanti giovani.
Bisogna pensare che stiamo passando attraverso una situazione particolare: da 90 club arriveremo a 60. Facciamo finta per un attimo di essere stati bravi nel nostro iter. Perché siamo passati da 90 a 60 team senza colpo ferire? Perché c’è una crisi di proporzioni incredibili. Stiamo realizzando gradualmente i nostri obiettivi: la riforma, una Lega Pro più spettacolare, il ritorno delle grandi piazze. Questo ci conforta”.
E i presidenti dei club cosa dicono?
“Noi abbiamo fatto delle assemblee, molti presidenti vogliono abbassare ulteriormente l’età media. Le dico un dato tecnico, seguendo ciò che dice Arrigo Sacchi. Se vogliamo riaprire il mercato verso l’alto dobbiamo andare a coprire quella fascia che non è già impegnata dalle Primavere delle Serie A. Quindi dobbiamo andare al di sotto di questa età. Ogni campionato deve specializzarsi: noi vogliamo essere il campionato delle città, dei territori ma anche il vivaio d’Italia”.
Preoccupato per lo sciopero dei calciatori o da altre iniziative che verranno proposte?
“Intanto bisogna aspettare le decisioni dell’assemblea dei presidenti. Noi abbiam proposto, loro decideranno. La prima giornata comunque è a settembre, ancora c’è tempo per fargli capire che stiamo seguendo la strada giusta. Ripeto, saremo il campionato dei giovani”.
fonte: tuttolegapro