Sciopero, età media, crisi. Sono i temi più discussi in quest’ultimo periodo dagli addetti ai lavori. Ecco l’intervista all’ex giocatore e avvocato Umberto Calcagno, vice-presidente vicario dell’A.I.C., per capire quali posizioni intende assumere il sindacato.
Le somme che verranno divise tramite l’età media non sembrano essere grosse. Eppure siete nettamente contrari. Perché?
“Ho letto diverse interviste a dirigenti di squadre della Lega Pro. La cosa che non capisco dei loro ragionamenti è che da un lato mi si dice che le risorse distribuite tramite l’età media saranno irrisorie, ma dall’altro lato, vista la crisi, 100-150 mila euro sono essenziali per molte società e quindi condizionano il mercato.
Ci sono squadre in Prima Divisione che non guarderanno la classifica perché non mirano al salto di categoria.Voglio sapere chi andrà quest’anno a vedere le partite. Le prime avvisaglie ci sono state in Coppa Italia, con match già decise dopo pochi minuti. Stiamo mandando via la gente dagli stadi. Le risorse sono poche e a maggior ragione non possono essere utilizzate in malo modo.
Noi non vogliamo che ci siano barriere d’accesso a questi fondi. Se una squadra ha dei giovani importanti, magari i migliori della categoria, ma non segue l’età media, perché non può ottenere tali contributi? Già distribuire una parte dei fondi tramite il minutaggio è una forzatura, inserire anche quest’idea dell’età media peggiora ulteriormente le cose. Per accedere a una parte, seppur non rilevante, delle risorse le squadre dovranno seguire dei vincoli spaventosi”.
La Lega Pro si è posta come obiettivo il diventare il “Vivaio d’Italia”. Che ne pensa?
“Il Direttore Ghirelli dice che un giocatore a 24 anni deve scendere tra i dilettanti se non sale in Serie A o in B. Negli ultimi anni, in Lega Pro, la percentuale di calciatori che è arrivata nei massimi campionati professionistici è irrisoria. La maggior parte ha avuto delle buone carriere in terza e quarta serie.
Questo significa che, seguendo questi criteri, la Lega Pro formerà giovani calciatori…per la Serie D. Ricordiamoci che meno di 30 ragazzi l’anno salgono di livello, 1 solo in serie A nelle ultime 2 stagioni sportive, mentre tutti gli altri, nella migliore delle ipotesi, restano in Lega Pro. Con questi ragionamenti non si creano professionisti ma giocatori che saranno costretti, per delle regole astruse, ad abbandonare il calcio che conta.
Mi chiedo da tempo perché un dirigente possa svolgere tutta la sua vita professionale nella Lega Pro e un calciatore sia invece costretto a cambiare categoria. Non ho mai sentito parlare di cariche politiche o direttive della Lega che debbano arrivare in breve tempo in Serie A o B, pena dover cambiar mestiere. Con i giocatori, di fatto, si vorrebbe fare così”.
Dalla Lega hanno fatto sapere di non temere lo sciopero. Non teme che possa rivelarsi un flop?
“No, perché ce lo chiedono i calciatori stessi. Noi in questa situazione non dobbiamo convincere nessuno. Mi auguro comunque che non si arrivi a ciò e che si possa trovare un accordo sui presupposti condivisi in sede di Riforma dei Campionati, aderendo alla proposta di incontro del Presidente Abete.
Se ciò non sarà possibile è chiaro che batteremo tutte le strade, impugnando le norme, se ne ricorreranno i presupposti, con particolare attenzione ai principi giuslavoristici ed a quelli sulla concorrenza ed il mercato. Inoltre, a proposito di calcio in crisi, i nostri associati ci stanno chiedendo con sempre più forza una presa di posizione decisa sul fondo di solidarietà. La situazione e’ in un momento di stallo nonostante sia attualmente finanziato tramite trattenute sulla busta paga dei calciatori di Serie B e Lega Pro, in quanto la Serie A non ha ancora aderito. Inoltre la Federazione si è impegnata a fornire delle somme. Speriamo di poter partire presto”.
fonte: tuttolegapro