19 Febbraio 2025
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I bivi: cosa sarebbe successo se…? Il Foggia alla ricerca della retta via

Dome
Diciotto anni per il Foggia non significano maturità. Gli ultimi diciotto anni sono l’emblema della discesa agli inferi della squadra di calcio cittadina, sprofondata gradino dopo gradino, in un’infausta sequela di bivi rivelatisi traditori. Tanto è passato dall’inizio del periodo negativo dei rossoneri, da quella maledetta stagione 1994-1995, in cui la Serie A abbandonò lo Zaccheria. Il Foggia deperì afflosciandosi su sé stesso, per ritrovarsi in meno di un lustro in serie C2.

91° FATALE – Tutto iniziò nel girone di ritorno del campionato 1994-1995, con Catuzzi in panchina e il bomber Kolyvanov in Colorado per l’infortunio ai legamenti, patito con la nazionale Russa nei minuti finali del match contro le Far Oer. Già, i minuti di recupero. Sono stati quelli i primi bivi negativi della recente storia del sodalizio dauno. Dal crack di Igor, al match contro la pericolante Brescia. La testa di Battistini infila il povero Mancio a tempo scaduto. Una sconfitta inopinata al cospetto delle rondinelle, rivelatesi cenerentola della stagione con solo 12 punti conquistati (chiusero ultimi). Ma il bivio del 91esimo minuto colpì anche nel match interno contro la Cremonese. L’inopportuna irruenza di Bucaro su Chiesa cagionò il rigore che lo stesso attaccante ligure trasformò con precisione. Alla fine dell’anno, quei punti pesarono come un macigno. Con un pareggio a Brescia e una vittoria interna i rossoneri avrebbero agganciato a quota 40 Genoa e Padova (spareggio).

RIMONTE – Il secondo, traumatico, bivio è datato 1997-1998 e ha il sapore della remuntada. In un Treviso – Foggia i minuti finali si trasformarono in un thriller. Dall’1-3 si passò in pochi secondi al 3-3. Ma l’inconcepibile avvenne nel match interno contro il Ravenna. Il Foggia, reduce dall’insperato successo in quel di Castel di Sangro, con tanto di rigore parato da Roma a Spinesi, serviva il match ball salvezza contro i romagnoli in piena emergenza. Con Dell’Anno in non perfette condizioni fisiche e, per un largo tratto della gara, in inferiorità numerica per l’espulsione di Rinaldi (sul 2-1), il Foggia riuscì nell’impresa di farsi rimontare un doppio vantaggio di Oshadogan e Chianese (rig.). Prima Bertarelli di testa accorciò punendo un’uscita scriteriata di Roma. Poi fu Pietranera a ribadire in rete una corta respinta di Oshadogan. La sconfitta contro la già promossa Salernitana avrebbe anche potuto non pesare con una vittoria nello scontro diretto con il Ravenna, anche alla luce dell’ultima di campionato casalinga contro l’Ancona, già retrocesso. Invece…

ANCONA – Già, l’Ancona. Le strade dei dorici e dei rossoneri si incrociarono nuovamente l’anno successivo, a creare l’ennesimo bivio dannato. Questa volta furono i play out a punire i rossoneri, con in panchina Fabio Brini (destinato a diventare il tecnico dell’Ancona nella stagione successiva). Al termine di un campionato difficile, il Foggia venne chiamato ad ottenere la salvezza agli spareggi. Nella gara di andata, un gol di Pilleddu portò avanti i rossoneri (con gol regolare annullato a Perrone). Nel match di ritorno, con un manipolo di ragazzi giovanissimi e inesperti per la categoria (Zelano e Marfeo furono gettati in campo nella ripresa) fu uno stacco imperioso di Lagrotteria a spezzare le speranze dei dauni.

ACIREALE, GIOIE E DOLORI – Terminata la parabola discendente e toccato quello che si credeva essere il fondo della storia calcistica rossonera, il Foggia provò la risalita, ma anche in questo caso le partite decisive, i bivi, hanno rivelato sempre scelte inopportune. Ad Acireale (nel 1999-2000) s’infranse il sogno dell’undici di Braglia, tecnico preparato ma, all’epoca, ancora inesperto. Il Foggia apprese a proprie spese che arrivare secondo in classifica è molto più importante che arrivare quinti o quarti, anche a costo di non avere il tempo necessario per rifiatare. Nonostante il pareggio nel doppio confronto (2-0 allo Zaccheria, Molino e Pietranera; 2-0 ad Acireale, Calvaresi e Russo) in finale ci andarono i siciliani (per poi perdere il doppio confronto con L’Aquila di Ammazzalorso). Il feeling con la Sicilia si ristabilì l’anno successivo. Il Foggia di Pace (subentrato a Mancano e Arcoleo), ottenne una sofferta salvezza all’ultimo turno, espugnando con difficoltà il Tupparello grazie a un gol di Molino.

A PATERNO’… – La Sicilia tornò a punire il Foggia dodici mesi più tardi. A Paternò i ragazzi di Florimbj impattarono contro una squadra dai nomi sconosciuti, ma guidata da un tecnico promettente: Pasquale Marino. Nel match di andata, davanti a 20 mila spettatori, i rossoneri non andarono oltre un diagonale troppo chiuso di Del Core. Nel match di ritorno, nonostante l’infortunio del portiere Polessi (spalla dolorante a seguito di una parata su incornata a colpo sicuro di Carannante) e nonostante l’ingresso in campo di un giovanissimo dodicesimo, il risultato non si schiodò dallo 0-0. E in C1 ci finirono i siciliani.

L’UOMO IN PIU’ – Il termine play off non fa rima con Foggia. I satanelli, anche nelle posizioni di vantaggio assoluto, hanno sempre malamente sciupato qualsiasi occasione. La più clamorosa è quella di Avellino nel 2006-2007. Con il vantaggio dettato dall’ 1-0 nella gara di andata (Salgado) e con un uomo in più per l’espulsione di Ametrano, il Foggia di D’Adderio inserì Moi davanti la difesa (che ad onor del vero fino a quel momento non aveva fatto toccare palla a due come Biancolino ed Evacuo). Il giovanissimo difensore sardo regalò un corner ai biancoverdi e servì, sulla battuta dello stesso, il miglior assist per il sinistro al volo di Rivaldo. Era l’89’ minuto. Sarebbero bastati sessanta secondi per brindare alla Serie B. L’anno successivo, nella semifinale contro la Cremonese, andò in onda lo stesso film. Foggia in vantaggio con gol di Del Core, espulsione di Sirigu (all’epoca portiere dei lombardi), e rimonta di Temelin su errore di Agazzi. Sorte avversa ci fu anche a Benevento nel 2008-2009. Mancino divorò due reti nel match di andata e non bastò il 2-2 al Santa Colomba per avere la meglio dei sanniti.

MANCATA ISCRIZIONE – Bivi, errori. Il colpo di testa di Caraccio contro il Pescina sembra essere solo l’eccezione che conferma la regola della parabola discendente dei rossoneri (assieme all’effimera parentesi di Pasquale Marino). Tanto che nel 2011-2012 è arrivata la mancata iscrizione. Quest’anno, sotto il nome nuovo di ACD Foggia Calcio, i colori rossoneri si sono dovuti bloccare nuovamente dinanzi alla maledizione dei play off. Ma i bivi non sono finiti. Davanti ai rossoneri sembrano esserci nuove scelte da compiere. C’è da inforcare una strada, buona o cattiva. Il ripescaggio ci sarà o meno? Ci sarà l’annunciata stagione di vertice? Dopo diciotto anni di discesa libera è giunto il momento di inforcare un nuovo bivio, questa volta nel modo giusto.

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