Ah, ma ieri c’erano i calendari di Serie A? Davvero? E chi li ha visti! Lo stupore è tipico di chi della massima serie italiana se ne infischia, aggrappato com’è sul tasto f5 del computer per aggiornare la diretta della lunga rincorsa alla fidejussione del Foggia Calcio. Cosa contano Juventus, Inter e Milan quando sei tifoso dei satanelli? Potere di quella maglia rossonera che per un giorno ha paralizzato la città e il web. Il capannello di giornalisti viene “scortato” nella lunga giornata di lavoro da un gruppo di irriducibili, capaci di restare più di sei ore di fila in piedi, davanti a una banca, sotto il cocente sole di luglio. La colonnina di mercurio martella gradi su gradi, l’aria che manca e un bar preso d’assalto come un saloon nel vecchio west. Pochi minuti e le bottigliette d’acqua si esauriscono, scivolando sul bancone come bicchieri di whisky. Ma “chissene”, perché negli uffici di quella banca il Foggia sta decidendo il proprio futuro: continuare a sperare in Lega Pro o consegnarsi al proprio destino in Serie D. Un sussulto per ogni persona che abbandona la banca e l’attesa per una fidejussione che sembra non arrivare mai. La prima, in viaggio per Firenze, corre scortata dal pensiero degli internauti, pronti ad aggiornare Pelusi su Facebook sulla situazione traffico e meteo sui tratti autostradali interessati. Dolcemente assurdo… tipicamente foggiano. L’unica pausa di lavoro giunge all’una. Franco Lo Campo sembra scettico mentre abbandona mestamente l’istituto di credito per il pranzo. “Serve tempo, non è ancora stato fatto niente”, sbotta. I tifosi ingoiano il boccone amaro e corrono a casa a cambiare gli indumenti madidi di sudore. Un po’ per il caldo, un po’ per la tensione. Quando alla riapertura della banca si presenta il sindaco di Foggia Gianni Mongelli, ha le sembianze del San Pietro sulla traversa, narrato da Fantozzi in uno dei suoi film: “segno che la disgrazia sta per finire”. Entra, rassicura sulla partenza di una macchina per Roma e sussurra: “si fa”. Così, mentre l’Italia guarda la prima di campionato della Juve e ascolta le lamentele dei presidenti per l’inizio troppo duro della stagione agonistica, Foggia si stacca dalla massa, si isola. O meglio. Foggia isola il resto d’Italia, ingessata davanti ai fasti della cerimonia di sorteggio dei calendari. Da una parte gente in giacca e cravatta che segue regole standard, dall’altra un gruppo di uomini in calzoncini, cotti dal sole e duri a mollare i propri sogni. Perché questa città è diversa, avrà poco amor proprio, poco rispetto della sua storia, poco orgoglio ma non nel calcio. Perché Foggia è diversa e va in sollucchero per la sua squadra di calcio. Perché il Foggia sta alla città come la Torre Eiffel a Parigi, come il Colosseo a Roma. U’ Fogge è u Fogge e se venge e tutt’ è appò. Dopo tanti anni nefasti, per la prima volta potrebbe essere stato inforcato un bivio giusto nel cammino dei rossoneri. Chissene, quindi, della Serie A, del Milan, della Juve e di tutto quel calcio così settentrionale e diverso da noi. A proposito. Tu, lettore, sai contro chi gioca la prima di campionato la Roma?
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